I prestiti "di lusso"

“Scusatemi, colleghi. Devo andare con urgenza a scrivere un progress”. In realtà, ciò che quel professore voleva ribadire era che lui era stato di recente a insegnare in un’università degli USA e ne era orgoglioso. Non importa che in vero inglese si dica progress report (e semmai solo report, non il contrario: sulla "decapitazione" dei prestiti vedi ). L’uso della parola inglese, lì e allora, indicava altro.

È innegabile che in certi contesti e determinate situazioni l’uso di qualche parola straniera sia decisamente trendy. Ho usato di proposito quella parola straniera per parlare di un vocabolo che è stato in voga per qualche tempo ma ora molti preferiscono dire che una certa cosa “fa tendenza” (invece di dire che “è trendy”). Nel periodo in cui scrivo queste note, location è una delle parole inglesi più usate e abusate.

Aziende che "esportano" dal Varesotto alla Brianza o dalla Capitanata al Salento non si accontentano di un Capo Ufficio Vendite ma hanno un Sales Manager.
Anni fa ho notato l'insegna AIRBAG su un negozio di abbigliamento. All'epoca, i primi airbag potevano essere giustamente considerati oggetti tecnologici che esprimono sia la modernità sia il prestigio, visto che c'erano solo sulle automobili da un certo livello in su.

In qualche caso la contraddizione è clamorosa: siamo in un'epoca nella quale, finalmente, la moda italiana si è affermata sopra ogni altra a livello internazionale ma molti operatori del settore preferiscono dire fashion - e lasciano che a dire “la moda” siano gli stranieri!

In linea di massima ho etichettato come “di lusso” i prestiti che mi sembrano sostituibili dalle parole italiane corrispondenti, come trend per “tendenza”, consapevole comunque che vi sono almeno due obiezioni:

1) in molti casi è difficile stabilire se certi prestiti più antichi si possano ancora considerare tali o non siano ormai “naturalizzati”: mi riferisco a parole come “sport, club, tennis, yogurt, clan, tram, poker” e tante altre. Il confine tra “italiano” e “straniero” è spesso labile e incerto;

2) c'è sempre una differenza di tono e stabilire se una certa parola straniera sia utile o pacchiana è questione di gusto personale. Anche la sostituibilità è un'opinione: per qualcuno, organizzare un party sarà sempre qualcosa di ben diverso dall'organizzare una festa o un ricevimento.

Per converso, ritengo che appartengano all'altro tipo di prestiti le parole che o non hanno una traduzione riconosciuta, come ad esempio jazz, oppure avrebbero una traduzione che però significa altro. Per restare in ambito musicale, la dance music non è una "musica da ballo" qualsiasi ma un genere a sè.

Tra i prestiti "inglesi" ci sono molte parole latine che sono tornate da noi passando per quella lingua, a volte con significati non esattamente corrispondenti all'originale. Sono parole come data, genius, monitor, premium, sponsor, tandem, tutor e altre; vedi .

Per tutti questi motivi ho dichiarato nell'Introduzione che riconosco l'arbitrarietà e la discutibilità delle mie scelte per quanto riguarda le “etichette” attribuite alle parole straniere.

Mi sembra invece fuori discussione che usare prestiti stranieri sbagliando l'ortografia (vedi per alcuni esempi e altre considerazioni) e/o la pronuncia sia sempre e solo controproducente.