Scrivere in italiano oggi

Note di Gianfranco Porcelli per gli Autori
delle riviste di cui era Direttore

A differenza delle Norme redazionali, questo testo non ha intenti prescrittivi. In realtà, più che altro è un mio sfogo, in merito a tante cose che mi tocca di leggere.

  1. Si è perduto il senso e il gusto della parola breve e precisa, forse nell'illusione che la parola più lunga sia anche più dotta e, in qualche senso, più seria, o almeno più prestigiosa. Ecco alcune delle parole semplici, spesso sostituite (di solito a sproposito) da altre più complesse:
  2. Se intendi dire...

    Non dire...

    tema

    tematica

    problema

    problematica

    tipo

    tipologia

    metodo

    metodologia

    modo

    modalità

    caso

    casualità

    motivo

    motivazione

    limite

    limitazione

    fine

    finalità

    fatto

    fattore

    specificamente

    specificatamente

    scegliere

    selezionare

    chiarire

    chiarificare

    mettere

    posizionare

    porre

    posizionare

    situare

    posizionare

    collocare

    posizionare

    disporre

    posizionare

    (Si è capito che detesto il verbo posizionare?)

    Quando il Ministero della Pubblica Istruzione ha affiancato al tema per l'Esame di Stato altri quattro o cinque tipi di prove, qualche dirigente o ispettore centrale li ha chiamati tipologie; poco oltre, nella stesso testo, proprio questa sarebbe stata la parola giusta ma era stata sprecata e quindi si è fatto ricorso all'orribile (e imprecisa) dicitura "l'insieme delle tipologie".

    In quanto alle riviste che dirigevo, uno scritto di Glottodidattica che confondeva la metodologia con il metodo trovava con maggiore facilità la strada del cestino, assieme a un testo di Linguistica Applicata che non distingueva tra modo e modalità o tra tipo e tipologia.

  3. Nessuno, finora, mi ha scritto frasi come "Bisogna capire quelle che sono le esigenze di quelli che sono gli adolescenti", invece della più diretta "Bisogna capire le esigenze degli adolescenti" o della più specifica "Bisogna capire quali sono le esigenze degli adolescenti". Tuttavia noto un certo senso di erosione della forza dell'articolo, spesso sostituito dal dimostrativo: "Mi interessano quei libri che affrontano il tema dal punto di vista storico" per "Mi interessano i libri che affrontano il tema dal punto di vista storico".
  4. Molte parole straniere, soprattutto inglesi, usate in testi italiani sono "prestiti di lusso": quando esiste una parola che non ha bisogno di essere sostituita dal forestierismo è opportuno resistere a questa tendenza (qui qualcuno avrebbe scritto trend invece di tendenza). Siccome poi molte parole straniere sono usate in modo scorretto rispetto al loro impiego nella lingua d'origine, oppure in modo gergale, viene anche meno l'obiettivo di acquistare un tono di prestigio. Non c'è nulla di male, invece, a usare i "prestiti di necessità", ossia le parole straniere che indicano oggetti o concetti per i quali manca il nome in italiano: al contrario, il loro impiego risponde a esigenze precise di correttezza terminologica.
  5. Un problema più sottile riguarda le parole italiane a cui è stato dato un nuovo significato come esito della loro somiglianza con parole inglesi:

Italiano

Inglese

Neo-italiano

Stato di fermo o di arresto, detenzione

custody

custodia

rendersi conto

to realise

realizzare

avvincere, avvincente

to intrigue, intriguing

intrigare, intrigante

profugo

refugee

rifugiato

passo (brano di un testo)

passage

passaggio

indiziato, sospettato

suspect

sospetto

in omaggio

with compliments

con i nostri complimenti

comandi (di apparecchio, veicolo, ecc.)

controls

controlli

stipendio

salary

salario

biblioteca

library

libreria

Ente pubblico

Authority

Autorità

(documento/messaggio) riservato

confidential

confidenziale

carta geografica,
cartina,
pianta (di città o edificio)

map

mappa

grave (detto di malattia o incidente)

serious

serio

sottolineatura (anche in senso metaforico)

emphasis

enfasi

provvedimenti

measures

misure

ansia

anxiety

ansietà

insultare

to abuse

abusare

direttore (di periodico),
(capo)redattore,
curatore (di un volume)

editor

editore

varare (una nave, ma anche una legge o un progetto)

to launch

lanciare

appositamente

specially

specialmente

istruzione

education

educazione

didattica

pedagogy

pedagogia

citare,
citazione,
virgolette

to quote,
quotation,
quotes

quotare,
quotazione

poesia

poem

poema

decennio

decade

decade

reato, delitto

crime

crimine

futile, banale

trivial

triviale

annullare (detto di volo),
sospendere (detto di riunione)

to cancel

cancellare

relazione, cronaca

report

rapporto

rapporto

relation(ship)

relazione

scarico, esaurito (di batterie ecc.)

exhausted

esausto

atteggiamento

attitude

attitudine

Quest'ultimo caso mi ha preoccupato quando ho sentito uno psicologo, che dovrebbe ben conoscere e tener sempre presente la differenza tra aptitude e attitude, dire proprio "attitudine" intendendo dire "atteggiamento". E "triviale" nel senso di trivial l'ho trovato anche in un manuale di Linguistica...

Ho lasciato per ultimo il caso che ritengo più irritante di ogni altro: "scherzare" sostituito da "giocare", per influsso di joke, inizialmente nei doppiaggi ma ora un po' ovunque.

È probabile che alcuni di questi mutamenti entreranno a far parte dell'uso comune e accettato; per ora è opportuno almeno vigilare sui possibili fraintendimenti.

  • Qualcuno si è risentito perché ho tolto la s finale a "computers, standards" e simili. Deve trattarsi di persone che prendono due trams o due autobuses per tornare a casa e guardare gli shows di quizzes o i matches dei loro sports preferiti. Persone che sicuramente sanno qual è il plurale di "burqa, chador, diktat, imam, kibbutz, tamagochi, ukase, ulema, yogurt" ecc. - nelle rispettive lingue, intendo: mai sarebbero così sciocche da usare il plurale inglese per parole che inglesi non sono. Oppure sì?

    Ma per favore! C'è una semplice e aurea regola della grammatica italiana che dice che le parole straniere e quelle che terminano per consonante sono invariabili. Rispettiamola.
  • Concludo con la riproduzione di un cartello che avevo affisso nel mio studio:

    N E C R O L O G I O

    Debilitata dai continui insulti alla logica, aggredita dal bacillus virgula invadens e stroncata dalla mancanza di coerenza e di coesione nei testi, è scomparsa

    LA CONGIUNZIONE

    dalla maggior parte delle tesi di laurea e da molti scritti che presumono di essere scientifici ma sono stati prodotti con la tecnica dello zapping televisivo.

    Se ne dà il triste annuncio nella speranza di non dover presto portare il lutto anche per il decesso della capacità di redigere testi sensati.