Le contrazioni

Nell’inglese colloquiale, le pronunce deboli sono sempre usate quando il contesto fonetico le richiede. Solo alcune di esse, tuttavia, sono rappresentate nella lingua scritta per mezzo delle forme contratte.

Le contrazioni più comuni sono:

 

’s

=

is

he’s, she’s, it’s, that’s, there’s, here’s, what’s, where’s, who’s

’s

=

has

he’s, she’s, it’s

’s

=

us

let’s

’m

=

am

I’m

’re

=

are

you’re, we’re, they’re

’ve

=

have

I’ve, you’ve, we’ve, they’ve

’d

=

had

I’d, you’d, he’d, she’d, we’d, they’d

’d

=

should

I’d, we’d

’d

=

would

he’d, she’d, you’d, they’d

’ll

=

will

he’ll, she’ll, it’ll, they’ll

 

 

Vi sono poi le forme contratte negative: ...n’t

 

isn’t

haven’t

don’t

shan’t

mustn’t

can’t

aren’t

hasn’t

doesn’t

won’t

oughtn’t

couldn’t

wasn’t

hadn’t

didn’t

shouldn’t

needn’t

mightn’t

weren’t

wouldn’t

(daren’t)

(mayn’t)

Altre contrazioni, usate in casi particolari, sono:

 

d’ = do

How d’you do?

o’ = of

Five o’clock; a cup o’ tea

’n’ = and

Rock ’n’ roll

’em = them

Stop ’em!

Le forme contratte di norma si impiegano:

  1. Nelle lettere personali di tono familiare e amichevole;
  2. Nei testi delle opere teatrali, nei dialoghi dei romanzi o dei racconti, nei monologhi interiori e, in generale, ogni volta che l’autore riferisce ciò che i personaggi dicono o pensano, usando il discorso diretto.

Non si usano negli altri casi, e in particolare:

  1. nelle lettere commerciali, ufficiali, formali;
  2. nei testi scientifici, nelle descrizioni tecniche, nei manuali d’istruzioni;
  3. nei brani letterari descrittivi, nei saggi critici, nelle prefazioni, negli articoli su giornali e riviste, ecc. (a meno che l’autore non sia volutamente discorsivo e informale).